"Le parti de la verité et de la contradiction"


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Posted by Omar Wisyam on April 11, 2001 at 04:10:12 AM EDT:

In Reply to: La plus grande qualité de l'urgence est la patience (IV) posted by Dennes Mussein-Seufz on April 10, 2001 at 05:11:34 PM EDT:

"La plus grande qualité de l'urgence est la patience", ma la pazienza sbocca nell'urgenza, alla fine.
Durante la lettura di questo documento di OT trovo scritto, proprio nella quarta sezione del testo, che "nous avions intérêt, depuis longtemps, d'abandonner cette dispute". Poco dopo: "... il y a bien longtemps que le fait de poursuivre Voyer nous aurait nui visiblement. Seulement, il ne s'agit pas de cela. L'exigence minimim pour un véritable débat public, dans le parti de la verité et de la contradiction, est de ne pas tolérer de telles methodes, de telle complicités".
Da una breve corrispondenza privata con OT credevo di ricevere una simile constatazione, ma la trovo espressa in pubblico; è meglio così.
Sono d'accordo, si tratta infine di abbandonare questa disputa, e di proseguire.
Ma "metodi e complicità" possono ancora impedire il dibattito.
La questione è pericolosa: cari amici di OT, ci saranno sempre metodi e complicità con cui saremo in disaccordo. E allora, che fare?
Una soluzione potrebbe essere quella di creare un altro forum, in cui non ci siano possibilità di manipolazione. Questa è una soluzione praticabile? A chi affidare il controllo del forum, e come rendere impossibile la falsificazione senza ridurre la libertà di inserimento di ciascuno nel forum?
Se invece si rimane in questo forum tutti dobbiamo correre dei rischi di manipolazione e di falsificazione.
Welfaust sostiene che che questa non è più l'epoca delle avanguardie; questo mi sembra vero, ma non per questo mi sembra necessario negare la possibilità che siano presenti dei gruppi.
Weltfaust scrive che sarebbe auspicabile "une association d'individus où le debat est ouvert, où la contradistion est interne et où les divergences inévitables sont livrées à la publicité". OT ammette di non "exposer la manière dont nous parvenons à l'accord". Il modo in cui OT perviene all'unanimità mi interessa, e interesserebbe forse anche altre persone, ma non è indispensabile conoscerlo per discutere. Infatti mi interessano di più i contenuti a cui pervengono i componenti di OT.
Welfaust scrive: "Je recommande les questions sur l'organisation", anch'io vorrei discutere di organizzazione, perché di organizzazione bisogna parlare adesso. La forma che riusciremo a dare alla nostra discussione è lo specchio di ciò che siamo in grado di fare (OT afferma invece di non riconoscere l'urgenza di un simile argomento, e mi dispiace).
Weltfaust scrive di voler "dynamiter l'univers théorique" di Voyer (ma non mi sembra che l'abbia fatto); chi l'ha dinamitato è soprattutto OT. Anche per troppo tempo OT si è dedicata a "dynamiter" Voyer; non era necessario, secondo me, prolungare questo confronto.
Cerco di spiegarmi: in materia di rivolta non abbiamo bisogno di padri, si diceva una volta, ma in materia di teoria, sì?
Il confronto con Voyer sembra una questione edipica, arrivati ad un certo punto.
Tra i vari meriti di OT c'è questo: da poco tempo è uscito il testo che critica "LA théorie". Si tratta di un documento che ha bisogno senz'altro di essere migliorato, però è un ottimo punto di partenza, se decidiamo finalmente iniziare a discutere.
Dire basta a "LA théorie", questo è il punto. Riconoscere la pluralità di teorie, come di modi di pervenire a un'autenticità di esistenza. Possiamo arrivare fino a sei miliardi di teorie.
Infine ricordo a OT che la tentazione di riconoscere in ogni posizione autonoma una pericolosa ambiguità, o peggio ancora, può frenare o impedire una reale e franca discussione.



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