"L'imbecille" di Pirandello all' "Imbecille di Parigi"


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Posted by Omar Wisyam on January 02, 2001 at 03:05:53 AM EST:

Il campo politico si spartisce, diceva una volta Vaneigem, credendo di non essere coinvolto dalla sua distinzione, tra stupidi e imbecilli, o tra canaglie e stolti, come si legge, con la stessa sicumera, in un Seminario di Lacan.
Non c'è molta differenza di quale fazione si finisca con l'essere i sicari. Questo è l'argomento di una commedia in un atto di Luigi Pirandello, intitolata "L'imbecille". Si tratta, come molto spesso ha fatto lo scrittore siciliano, della ritrascrizione, in forma teatrale, di una novella del 1912. Le novelle costituivano il tesoro, in fondo non molto conosciuto, al quale attingere, una volta raggiunta la notorietà.
La commedia fu rappresentata per la prima volta a Roma il 10 ottobre del 1922. Alla fine dello stesso mese ci sarebbe stata la Marcia su Roma.
La trama della commedia: due partiti politici (repubblicani e socialisti)hanno in corso una guerra tra di loro.
La scena si svolge nella casa-redazione di Paroni, direttore della "Vedetta repubblicana". Si viene a sapere del suicidio di un giovane già malato.
"Quando uno non sa più che farsi della propria vita, è da imbecille". Il direttore spiega il suo punto di vista: "Scusate: sono malato: domani morirò; c'è un uomo che disonora il mio paese, un uomo che rappresenta un'onta esecrabile per tutti noi, Mazzarini: ebbene, l'ammazzo e poi m'ammazzo! Ecco come si fa! - e chi non fa così è un imbecille! (...) Gliel'avrei messa in mano io la rivoltella! Ammazzalo, e poi ammazzati, imbecille!".
Il discorso ha un ascoltatore piuttosto attento, perché dovrebbe ammazzare proprio quello che aveva parlato. La situazione ora si rovescia: Fazio dichiara di voler uccidere Paroni per conto di Mazzarini.
"Ammazzare te o un altro, il primo che passa per la via, è tutt'uno per noi!". In effetti il tanto stupidamente reclamato gesto più semplice del primo surrealismo è stato praticato con una attestata frequenza maggiore rispetto alla diffusione del nichilsmo teorico che ne propagandava i presunti meriti.
"Vorresti che ci rendessimo strumenti, noi, all'ultimo, quando tutto per noi è già finito, del tuo odio o di quello per un altro, delle vostre gare da buffoni; o se no, ci chiami imbecilli? Ebbene io non voglio essere chamato imbecille e ti ammazzo!".
C'è un modo per salvare la pelle al dispensatore di gidizi sull'imbecillità altrui, deve scrivere una dichiarazione firmata in cui attesta di essere imbecille.
Ottenuta questa dichiarazione, la commedia si chiude con le seguenti parole rivolte a colui che è stato graziato: "Consolati col pensiero che io vado a fare adesso una cosa un po' più difficile di questa che hai fatto tu. Buona notte".


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