Posted by Omar Wisyam on December 30, 2000 at 02:57:17 AM EST:
Note senza teoria
(Commento alla Teoria della canzone di Manlio Sgalambro)
Forse non è abbastanza noto in che misura la teoria rifiuti la musica e la musica la ricambi. La musica della filosofia, genere che una volta, molto tempo fa, amavamo, ha perso per strada entrambe, nei tempi rapidi di una politica di spietata banalizzazione - la nihilazione - e ci si ritrova a ragionare, non di una teoria utopica che non c'è più, ma di una teoria che non ci sarà più, se non come inganno.
La musica della filosofia ha auspicato una riflessione sulla musica leggera nello stesso momento in cui le ha negato un'essenza, senza di cui però non si ha riflessione. Si vuole che non si rifletta su di essa, per dire poi che è un piacere ascoltarla. Almeno si conceda alla musica leggera la pena di una sociologia.
Se per Adorno, riferisce diligentemente Manlio Sgalambro, l'ultima volta che la musica leggera ha incontrato quella seria è stato durante il "Flauto magico", è vero altrettanto che da più di un secolo non si è esaurita la leggerezza della musica leggera.. Gli insulti ai quali è stata affidata la gnoseologia della musica leggera sono la dimostrazione che la teoria ha temuto la musica leggera, e temuto ancora di più gli interminabili avanzi del sempre-uguale. L'insulto, insomma, è ciò che la teoria aveva voluto che la canzone le rimandasse indietro. Un'esistenza ingannata dalla sociologia del tempo libero potrebbe non essere ritmata dalla musica leggera? Ciò è vero almeno quanto l'io musicale del primo quarto del Novecento lo è stato dalla "Krisis".
1.
Il cambiamento di funzione della teoria trova la sua determinazione nella musica rock. Il compito della teoria si adempie, oggi, nella musica, una volta detta "leggera", che, più che fungere da materiale per una nuova Philosophie der Neuen Musik, ripropone un compito socialmente necessario. Ma il rock non è stato l'erede della musica dodecafonica perché è suonato e non dissuona, e poiché non ha mai conosciuto l'onestà.
2.
La batteria (drums) non è stato il tuono, il rumore del cielo, ma il ritmo infero del lavoro meccanico, un dio guerriero ha parlato agli uomini con la batteria. Il dio della produzione Capitale spara direttamente contro il cielo.
3.
La musica di tutti i giorni non è musica e non è nemmeno leggera. Chi ci canta è il rumore del mondo. La canzone è vinta dalla struttura che la porta, non prefigura nessun tempo futuro, perché si dà a questo mondo così com'è.
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