Archeologia del détournement (1)


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Posted by Omar Wisyam on December 19, 2000 at 08:57:09 AM EST:

0.1
A favore della dialettica (o della trialettica, per chi si ricorda della sua fugace esistenza), "Noi che desideriamo senza fine" (Nous qui désirons sans fin) di R. Vaneigem si deve leggere: "Noi che siamo ostaggi del desiderio senza fine del capitale".

0.2
Le mitologie del desiderio e della creatività (il feticismo secondo il vecchio gergo marx-freudiano) costituiscono delle evidenti rappresentazioni residuali. Sono state destinate da tempo a essere soltanto derisorie.

0.3
La critica radicale ha anticipato di poco la pubblicizzazione spettacolare della macchina desiderante, effettivamente gli obiettivi presunti della critica radicale sono stati subito realizzati dallo spettacolo della nihilazione. Lo stesso vale per una nefasta ma consueta attitudine artistica di alcuni, in una situazione in cui il détournement è nell'abc della comunicazione corrente.

0.4
La critica deve prendere atto che la mitografia del soggetto si è definitivamente esaurita. Essa deve smettere di avere paura di quella normalità, da cui è talmente attratta da sognarne la miseria.


"Noi che siamo ostaggi del desiderio senza fine del capitale".
Il rovesciamento di prospettiva che la critica ha detto di volere praticare, ignorandone spesso le conseguenze, finisce, se attuato, con il rendere del tutto trascurabili e superflue le proposizioni di partenza.
Questo, che segue, è un tentativo, grezzo senz'altro, di riportare alla luce alcuni reperti archeologici del desiderio secondo Raoul Vaneigem.

1.
La maturità del desiderio si libra nella maturità dello spettacolo.
2.
Le bare si sono consumate sul riso del vivente.
3.
Penetrati dal piacere di esistere voi siste voi stessi.
4.
Gli schiavi non sono più, i padroni dappertutto. Essi non ignorano che non hanno più niente da esigere da se stessi, se non che gli altri lo dimentichino per un istante.
5.
La qualità della merce soddisfa perfettamente la qualità della vita. Il godimento è l'effetto di un'economia altamente sofisticata.
6.
Felice colui che, al di qua di ogni sentimento di riuscita e d'insuccesso, con presunzione e con disprezzo di sé, snoda il filo labirintico dell'esistenza confessandosi: ho desiderato dal fondo del cuore che sia così.
7.
L'appropriazione altrui restituisce al vivente ciò che il godimento finiva per togliergli: il diritto di negare la reciprocità.
8.
La creazione è un godimento che scambia e non si dona.
9.
L'individuo che è convinto di compiere il suo destino umano attraverso la realizzazione, armoniosa e no, dei desideri che gli sono stati attribuiti fonda il progetto del capitale totale.
10.
Impareremo a mercanteggiare imparando a vivere, fondando sulla relazione di scambio il gusto e la passione dell'appropriazione di sé e degli altri.
(...)


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